E’ stata proprio questa isola posta al centro del Mediterraneo, più vicina alla Tunisia che all’Italia, la protagonista del terzo appuntamento di Appunti di Viaggio, la ormai celebre rubrica targata AIS BARI, in cui le più importanti zone vinicole del mondo vengono ripercorse attraverso gli “appunti “ di chi le ha realmente visitate.
E così, il 19 febbraio, nella sala del Circolo Ufficiali del Comando Scuole A.M. 3 Regione Aerea di Bari, alla presenza del Generale Paolo Tarantino, a raccontare la “sua” Pantelleria è stato il Sommelier Ais Dott. Francesco Campione, Relatore nel corso di II livello proprio sulla Sicilia.
Ma la serata è stata anche l’occasione, per la Delegazione barese e il Delegato Cav. Lello Massa,per cimentarsi in una nuova esperienza, proponendo in degustazione non solo i vini più importanti dell’isola, ma anche una tipicacena pantesca, curata e realizzata dallo chef Roberto Rizzo, padron del ristorante La Pergola, arrivato direttamente dall’isola per preparare tipici piatti della tradizione gastronomica di Pantelleria.
Era l’estate del 2018, allorquando il Dott. Campione, a bordo di uno scooter, ha percorso tutti i sentieri di Pantelleria, da quelli che costeggiano il mare a quelli più impervi che salgono fino alla “Montagna Grande”, catturando con il suo obiettivo gli angoli più suggestivi e romantici, in questo ispirato dalla bella e dolce Stefania, sua moglie e compagna di viaggio.
Entusiasta ed appassionato, il Dott. Campione, ha dunque dato inizio al suo racconto, arricchire, inoltre, dalle testimonianze del Vice Sindaco di Pantelleria, “stregato” dall’isola tanto da lasciare il suo lavoro di agente di borsa a Milano per trasferirvisi, e del Prof. Gianfranco Sborgia, innamorato di Pantelleria tanto da averci vissuto per dieci anni dopo essere andato in pensione.
E’ il sole, il vento, la silenziosa presenza del vulcano, a rendere magica questa isola, le cui origini risalgono al primo Neolitico, definita la “perla nera del Mediterraneo” per la presenza della “ossidiana”, vetro vulcanico utilizzato per la realizzazioni di talismani e monili.
Fu dominata da una moltitudine di popoli, primi tra tutti i Sesi, poi i Fenici, i Romani e quindi gli Arabi, dai quali Pantelleria ha ricevuto una preziosa eredità: lo Zibibbo.
Dall’arabo “zabib”, ovvero, uva passa, ancora oggi, tra muretti a secco, dammusi e giardini panteschi, ovvero piccoli spazi circondati da mura che custodiscono una o due piante, cresce e si sviluppa questo antico vitigno, vero simbolo di Pantelleria.
Il sistema di allevamento, il c.d. alberello,è così straordinario ed unico da essere stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco: la vite, piantata in una conca scavata nel terreno per proteggerla dal vento e nutrirla con l’umidità della notte, si sviluppa con un andamento orizzontale e quasi strisciante sul terreno, mentre le terrazze sorrette dai muretti a secco delineano il paesaggio di Pantelleria, testimoniando quanto sia eroica la viticoltura.
Sotto la DOP Pantelleria, lo Zibibbo, altrimenti noto come “Moscato di Alesandria”, vinificato in purezza, dà vita al Moscato di Pantelleria, prodotto anche in versione spumante e al Passito di Pantelleria, prodotto anche in versione liquoroso; in versione secco, o come vino frizzante, lo Zibibbo è denominato Pantelleria Bianco.
Intenso, dolce ed aromatico, il nettare pantesco per eccellenza, ovvero il Passito di Pantelleria, deve la sua alchimia alla unione della parte liquida, il mosto fiore ottenuto in seguito a criomacerazione delle uve con successiva pigiatura soffice, e la parte solida, grappoli di zibibbo sottoposti ad appassimento sulla pianta o su stuoie, gli “stinnituri”: il rimontaggio della parte solida che risale in superficie viene eseguito per ben tre volte e la vinificazione avviene solo in acciaio.
Ebbene, i piatti preparati dalla chef Roberto Rizzi e i vini in degustazione sono stati la degna tappa finale dell’entusiasmante viaggio raccontato dal Dott. Campione.
In apertura, la caponata di melanzaneha deliziato il palato dei tantissimi partecipanti con la sua leggera nota agrodolce, la sapidità dei capperi, la croccantezza delle mandorle: in abbinamento sono stati proposti il Vota e Firria – Terre Siciliane IGP 2017 – Vinisola, rosato frizzante, dal colore rosa carico, un bel naso di agrumi e buona struttura, prodotto da Zibibbo e Perricone, antico vitigno a bacca nera dell’isola, e quindi il Amanolibera – Pantelleria DOP 2017- Vinisola, bianco frizzante secco, prodotto da uve zibibbo tardive a fermentazione lenta, con delicati profumi aromatici, leggero perlage e buona acidità.
E’ stata poi la volta del Cous cous della tradizione pantesca con pesce e verdure, delicata versione del tipico piatto arabo proposto con salsa dolce o piccante:in abbinamento è stato servito lo Zefiro – Pantelleria DOP 2017 – Vinisola, zibibbo in purezza in versione secco, di un lucente colore dorato, con profumi intensi e complessi di frutta e di fiori tipici di questa uva aromatica, che ritornano al palato; quindi, a seguire Ilios – Zibibbo IGT 2017 – Solidea, intrigante con i suoi profumi di .erbe aromatiche e note verdi, sapido e persistente.
Il successivo piatto, il filetto di ricciola ai sapori di Pantelleria, vero trionfo di profumi del Mediterraneo, è stato abbinato al Leukos – Vino Zibibbo DOP 2017 Minardi, una esplosionedi fiori, datteri, mandorle tostate, caldo e rotondo, ma supportato da una piacevole acidità.
Ed infine, il dessert, ovvero il bacio pantesco, piccolefrittelle farcite di ricotta, servito con il Ferrandes – Passito di Pantelleria DOP 2012 – Salvatore Ferrandes, sublime ed elegante, dal naso aromatico di uva passa, frutta secca e candita, miele, burro e spezie dolci, avvolgente e pieno al palato.
Insomma, l’atmosfera di una magica serata pantesca c’è stata tutta!
E se anche il mare vicinissimo al circolo Ufficiali non era il Mediterraneo; se anche il vento era la pacata brezza dell’Adriatico, alla fine della serata, Pantelleria ci sembrava quasi di vederla all’orizzonte.
Maria Carmela Santoro
Sommelier Ais Bari