Si è svolto il 03 febbraio presso l’Hotel Palace l’ultimo grande evento firmato AIS BARI.
Riflettori puntati, questa volta, sulla formazione e sull’approfondimento.
E’ stato questo l’obiettivo che la Delegazione barese ed il Delegato Cav. Lello Massa hanno voluto perseguire organizzando e proponendo il seminario dedicato alle “Influenze del metodo di potatura sugli aspetti sensoriali della degustazione”.
Pe approfondire questo interessantissimo tema l’Ais Bari ha richiesto ed ottenuto la presenza del dott. Marco Simonit della Scuola Italiana di Potatura Simonit & Sirch, azienda di formazione nella potatura della vita, i cui affiliati, conosciuti come “preparatori di uva” forniscono la loro consulenza a Chateaux tra i più prestigiosi della Francia, così come a Maison in altre regioni del mondo, tra le più famose nel panorama enologico (in Sud Africa, California ecc.); l’introduzione e la degustazione è stata invece condotta dal relatore Ais Michele Mastropierro.
La eco di questa prestigiosa presenza ha determinato, dunque, una enorme partecipazione di pubblico, soprattutto suscitando l’attenzione di professionisti del settore, produttori ed enologici, che numerosi hanno affollato la sala dell’Hotel Palace: e al termine dell’evento, grande è stato il plauso rivolto alla delegazione Ais Bari per questo momento di studio e approfondimento, di grande valore tecnico ma anche emotivo.
Con competenza e passione, il Dott. Simonit ha chiarito innanzitutto come “la vite sintetizza quello che sta in terra e quello che sta in cielo”, con ciò volendo sottolineare l’importanza dell’ambiente pedoclimantico -terreno, latitudine, esposizione solare, temperatura- nella produzione dell’uva.
Ma date per ottimali queste condizioni, avremo per certo il vino migliore?
Ed ecco che, ai fini della risposta a questa domanda, fondamentale è l’intervento dell’uomo.
La vite da sola non è in grado di stare in piedi avendo necessità di un supporto per arrampicarsi: di qui la necessità che l’uomo intervenga per orientare la crescita della pianta, che altrimenti avrebbe ramificazioni molte estese.
Ma spesso l’uomo per paura che la pianta cresca al di fuori del proprio controllo, interviene con potature selvagge, ripetute negli stessi, vere e proprie FERITE, i cui riflessi sulla salute della pianta e sulla qualità delle uve, sono letali: zone morte, veicolo di funghi e parassiti, che provocano degenerazioni del sistema linfatico e tossine ed inevitabilmente confluiscono nel bicchiere.
Il dott. Simonit e la sua scuola, dunque, hanno messo a punto un metodo di potatura ramificata e controllata, il cui fulcro è costituita dalla pratica di tagli piccoli e il cui scopo è ridurre l’impatto devastante dei tagli di potatura sul sistema linfatico, mettendo la pianta in condizioni di strutturarsi al meglio, di attivare le proprie difese rispetto alle variabili ambientali, e, in definitiva di invecchiare bene.
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Ebbene, al fine di verificare come il metodo di potatura influenza il prodotto finale, il relatore Ais Michele Mastropierro ha condotto la degustazione comparata tra 3 annate di vini bianchi e 2 annate di vini rossi, prodotti con gli stessi vitigni da due aziende vitivinicole importanti della regione di Bordeaux, situate a pochissima distanza tra loro.
In particolare, di Chateau Reynon – Denis Dubourdieu Domaines, che da sei anni applica la potatura secondo il metodo Simonit&Sirch, sono stati degustati il
Sauvignon blanc, 2014-2015-2016 e il Merlot/Cabernet, 2014-2015 in comparazione con il Sauvignon blanc, 2014-2015-2016 e il Merlot/Cabernet, 2014-2015 di Chateau Birot, azienda che invece applica la potatura tradizionale Guyot doppio.
La degustazione ha evidenziato, relativamente al Sauvignon Blanc, una pressochè identità del colore ma una netta differenza a livello olfattivo; in particolare, l’applicazione della potatura Simonit&Sirch ha regalato al vino, soprattutto nell’ annata 2015, profumi più netti, identità varietale più marcata, sviluppatasi nei tipici sentori di bosso e foglio di pomodoro, conseguenza di germogli più omogenei e legno più vivo; al palato, nettamente differente, il Sauvignon Blanc prodotto secondo il metodo di potatura convenzionale ha mostrato una nota amarognola più accentuata, determinata da legno morto.
Quanto ai rossi prodotti da uve Merlot/Cabernet, la comparizione ha messo in evidenza differenze ancora più accentuate: di colore violaceo, vivace ed intenso, il vino prodotto con potatura Simonit&Sirch, di colore più spento quello prodotto con potatura tradizionale; al naso quest’ultimo ha presentato note più fruttate, mentre nel primo è un prevalso un naso intenso caratterizzato prevalentemente da note speziate; infine, al palato, entrambe le annate prodotte con potatura Simonit&Sirch hanno presentato più struttura ed eleganza a fronte di quelle prodotte con metodo di potatura convenzionale, caratterizzate invece da più astringenza e tannino non ancora perfettamente domato.
In defintiva, il vino deve essere fatto dalla vigna e non in funzione del mercato: con queste parole il dott. Simonit ha racchiuso l’obiettivo della sua scuola di potatura, dimostrando, bicchiere alla mano, quanto questa filosofia sia vera ed efficace.
Maria Carmela Santoto
Sommelier Ais Bari