BORGOGNA TERROIR EXPERIENCE, Seminario sulla Borgogna, svoltosi il 28 e 29 giugno presso l’Hotel Palace a cura dell’AIS BARI, grazie all’ intenso e personale impegno del Delegato Cav. Raffaele Massa, è stato uno di quegli eventi che lascerà nel cuore e nella memoria la stessa intensa ed indelebile scia di emozioni che i vini degustati hanno lasciato al palato.
E lascerà un ricordo lungo e piacevole anche ARMANDO CASTAGNO, il prestigioso relatore che ha condotto il seminario, tra i massimi esperti al mondo della Borgogna e dei suoi vini, autore del fortunatissimo e recente volume, “Borgogna le vigne della Cote d’Or”, la cui conoscenza sull’argomento è così vasta da sfuggire a qualsiasi qualificazione.
Forza comunicativa, simpatia, competenza, passione, chiarezza, così, con questi ingredienti, il Dott. Castagno ha catturato l’attenzione dei presenti per oltre tre ore, trascorse nell’ascolto e nel silenzio quasi religioso di un racconto che ognuno avrebbe voluto non finisse mai; e al termine, lo stesso Dott. Castagno, ha rivolto i suoi complimenti al pubblico barese per l’attenzione prestata ed interrotta solo dalle numerose domande.
Ilmito della Borgogna, ed in particolare della Cote d’Or, stretta fascia collinare lunga poco più di 50 Km e larga al massimo 5 Km, si perde nella notte dei tempi, benchè, a partire dal XII secolo, determinante fu l’opera di vari Ordini Monastici ed in particolare dei Monaci Cistercensiche diedero avvio alle attività di classificazione ed identificazione dei vari vigneti, provvedendo a recintarne alcuni e così dando vita ai Clos.
Dunque, già da mille anni, ha raccontato il Dott. Castagno, in Borgogna cominciò ad essere praticato quello che è oggi il moderno concetto di zonazione, studio ed identificazione di ogni singola vigna, che in alcuni si estende fino al censimento, all’interno della stessa vigna, di singoli filari.
Questo intenso e intimo legame tra vino e vigna, è dunque l’essenza della Borgogna: vitigno, fattori geologici, legni, tempi di invecchiamento, sono tutti fattori fissi della produzione, mentre quello che qualifica ogni singolo vino e lo rende unico e diverso, è la vigna, la sua collocazione, il soffio di vento che in essa spira, la sua esposizione al sole.
In Borgogna, ogni vigneto ha una sua storia, ogni storia ha le sue tracce, ogni traccia ha i suoi documenti, e tutte le vigne hanno un nome proprio che ne testimonia e ne racconta l’origine e la proprietà: sono 1247 le vigne la cui identità è certificata,alcune delle quali estese anche meno di un ettaro.
Tutti i singoli lembi di terra che costituiscono una vigna, poi classificati legislativamente in modo gerarchico: si parte dalla denominazione regionae Bourgogne AC, per passare al livello di qualità successivo riservato ai Village, zone comprese all’interno del territorio di determinati Comuni , per poi arrivare ai Premier Cru, singoli vigneti con qualità storicamente documentata e provata, fino a giungere ai leggendari Grand Crù,classificazione attualmente riservata a 32 vigne, le quali, ha raccontato il Dott. Castagno “non rispondono a nessuno se non a sé stesse”.
L’incontro del 28 luglioè stato dedicato alla parte settentrionale della Cote d’Or, definita Côte de Nuits (dal nome della città Nuits-St.-George), nella quale si producono quasi esclusivamente vini rossi da uve Pinot Nero, percorrendo otto AOC , corrispondenti agli omonimi Comuni.
Il percorso ha preso avvio daMarsannay, cittadina “serbatoio” per la vicina Digione, i cui vini si caratterizzano per freschezza e leggerezza, di cui è stato degustato il Marsannay La Montagne 2015, Domaine Sylvain Pataille: sottoposto a criomacerazione ed ad invecchiamento in botte piccola per 16/18 mesi, ha regalato sentori intensi di lampone selvatico, incenso, cera, in bocca presentandosi salino ma setoso. A seguire, è stata la volta di Fixin, AOC con caratteristiche che non evocano strettamente i vini della Borgogna, come dimostrato dal degustato Fixin 2016 Berthaut-Gerbet, ricco di struttura, percepibile già al naso di liquirizia e dotato di spiccata tannicità. E’ stata, poi, la volta di Gevrey-Chambertin, Comune di importanza capitale, che ospita ben 9 Gran Crù: profumi terziari, ossigeno che gira intorno al vino ma non vi entra, spiccata acidità, tutto questo ha espresso il Gevrey-Chambertin 2015 – David Duband. A seguiresi è giunti a Morey Saint Denis, con i suoi 4 Gran Crù, i cui vini si caratterizzano per spiccato equilibrio; il degustato Premier Cru Les Chenevery 2015, Domaine Alain Jeanniard, ha colpito per il suo intenso e tipico bouquet floreale, in particolare di geranio. A Chambolle-Musigny, successiva tappa del viaggio, si trova il Gran Cru Musigny, ritenuto il migliore Gran Cru della Borgogna e tra i primi tre al mondo; in questa AOC, si producono vini delicati, definiti “femminili”, come lo Chambolle-Musigny Les Véroilles 2015 – Bruno Clair, soave e floreale, con un sorso di incenso e spezie. E che dire della successiva Appelation Vosne-Romaneè , con i suoi 6 leggendari Gran Cru, tra cui Romaneè, La Tache, Romaneè Conti; il vino degustato, Les Hautes Maizieres Vielles Vignes 2015, Domaine Bruno Clavelier ha inebriato il naso con intense note balsamiche e di incenso, mentre al palato si è mostrato terroso e sapido. E’ stata poi la volta della AOC Nuits Saint George che tradizionalmente viene contrapposta a Chambolle-Musigny, dando vini austeri e prodondi, di tipo “maschile”, come il degustato Nuits St Georges Vielles Vignes, Domaine Chevillon, 2014, dal profumo fruttato e fragrante, con sottili sentori di amarena e fragoline di bosco, bel corpo e tannino elegante. E più che degnamente, il percorso nella Cote de Nuits si è concluso a Vougeot, minuscolo Comune, dove è nata la leggenda del vigneto borgognone; qui, i monaci “bianchi” accumularono pazientemente, nel corso di circa duecento anni, numerosi ettari di vigne che provvidero a recintare dando vita al leggendario Clos de Vougeot. Di questa Appelation è stato degustato il Gran Cru Clos de Vougeot “Musigni” 2015 Frère et Soeur, nato da viti centenarie, con un avvolgente naso fruttato e floreale, in connubio a dolci ed intense spezie, un sorso potente, avvolgente e una decisa freschezza.
L’incontro del 29 giugnoha avuto come tema la parte sud della Cote d’Or,ovvero la Cote de Beaunedal nome della città ritenuta la “capitale” della Borgogna vinicola. Benchè in questa area si producano ottimi Pinot Nero, essa è famosa soprattutto per i prestigiosissimi Grand Cru bianchi, in cui lo Chardonnay esprime il massimo della sua forza estrattiva. Il viaggio è partito da Savigny-Les- Beaune,di cui è stato degustato lo Orchis Mascula 2016 Domaine Henri Naudin-Ferrand,dal “ naso fiabesco con una bordata di sensazioni floreali, frutti rossi croccanti, orzata e un sorso fresco, quasi acidulo con note agrumate in chiusura, insomma una trama all’uncinetto”. Si è poi passati a Beaune, il centro nevralgico dell’intera Cote d’Or, importante città d’arte, di commercio, sede dei più celebri negociant; il Beaune degustato è stato il Premier Cru “Clos des Mouches” 2015 di Joseph Drohuin,celebre climat e uno dei più qualitativi della AOC, che ha colpito soprattutto per il tannino setoso e l’ottima trama generale. La tappa successiva è stata Volnay, denominazione caratterizzata dalla presenza esclusiva di vini rossi, tanto da poter essere definita “una specie di riemersione della Cote de Nuit”, di cui è stato degustato il Premier Cru “Taille Pieds” – Volnay 2014 del Domaine Ballot – Millot, minerale, tannico, virile, con nota speziata di liquirizia, mentolato, autorevole ed austero al tempo stesso. L’ultimo vino rosso della serata ha avuto come provenienza il comune di Ladoix- Serrignyall’interno del quale giacciono le vigne del celeberrimo Grand Cru Corton, i cui vini sono stati definiti “i più longevi della Borgogna con tempra gustativa granitica”:le Rognet 2015 Domaine Henri & Gilles Buissonha espresso grande forza strutturale e lunghezza al gusto. La sequenza dei quattro vini bianchi è stata inaugurata dallo Chardonnay della AOC Auxey – Duresses., affinato 14 mesi in botti di legno nuovo, con sentori di camomilla, zafferano, leggera nota fumè, ricco pieno e minerale al gusto. Il successivo bianco AOC Saint Romain 2016 di Alain Gras, ha espresso le caratteristiche della fredda zona di provenienza, presentandosi fresco, sapido quasi pietroso. IlPremier Cru Les Charmes Dessus 2015 del Domaine Arnaud Tessier, terzo vino bianco, proveniente dal celebre comune di Mersault, dove, ha sottolineato Castagno “lo Chardonnay si presenta grasso, ricco, complesso e fine”, ha regalato un sorso raffinato ed elegante. Degna conclusione del percorso nella Cote de Beaune è stata la storica denominazione Puligny-Montrachet, considerata la capitale del bianco mondiale per la presenza di quattro leggendari Grand Cru, ed esattamente il Premier Cru Hameau de Blagny 2015 di Moissenet Bonnard dal naso di mandorla insieme ad una cremosità speziata di particolare piacevolezza.
Si è conclusa così la superlativa degustazione con cui l’AIS BARI ha voluto salutare soci e appassionati prima della pausa estiva, una di quelle che fa comprendere perché il vino è una esperienza così insostituibile per il cuore e non solo per il gusto.
Maria Carmela Santoro
Sommelier AIS Bari