Sempre pronta a marcare la propria presenza nelle attività associative in ambito locale, regionale e nazionale, l’AIS Puglia Delegazione Murgia si è mossa, lo scorso 26 ottobre, alla volta di Taormina e del 51° Congresso Nazionale AIS.
Questo il pretesto che ci ha spalancato le porte per un vibrante tour enogastronomico nella calda terra della Sicilia orientale, fra visite in cantine che ci hanno catapultato in dimensioni diametralmente opposte, realtà in cui si è toccato con mano il differente approccio con la terra, filosofie aziendali che prediligono ora un ritorno alle origini in un rapporto intimo e confidenziale con la natura, ora orientate in una prospettiva di qualità applicata alla commercializzazione nazionale ed internazionale, oltre le Alpi ed oltre Oceano. Testimoni oculari di tradizioni che continuano a vivere e a tramandarsi di generazione e generazione, di una terra magica, quella della Trinacria, in cui tutto viene proiettato in una dimensione quasi atemporale, quasi come se il tempo si fermasse per lasciarsi trasportare come nella degustazione di un calice di vino, ora dalla bellezza di un paesaggio altamente variegato e che ti rende complice di quelle dolci colline verdeggianti e punte innevate dell’Etna e del riverbero dei caldi raggi del sole sul Mare di Sicilia, ora dagli inebrianti e seducenti profumi, per poi lasciarsi conquistare dagli autentici sapori di una volta.
Ragusa è stata la nostra terra di approdo. Una colazione inusuale per molti, quasi “ordinaria” per gli addetti del settore, ci ha reso protagonisti della degustazione dei vini dell’Azienda Valle dell’Acate. Ci troviamo nei pressi di Acate, cittadina in provincia di Ragusa. Affascinati sin dalle prime ore del mattino da una ancora verdeggiante “Valle”, conferma di un territorio, quello siciliano, che si distingue per la particolarità del suo clima, ed immersi in una dimensione bucolica e naturalistica, là dove abbiamo teso lo sguardo all’orizzonte sulla catena degli Iblei, ci siamo, poi, fatti suggestionare dall’atmosfera contadina del vecchio Palmento. Zagra, Il Frappato e Cerasuolo di Vittoria i vini degustati. Zagra, il grillo in purezza di sorprendente bouquet di fiori d’arancio, limone e gelsomino, stupisce per la sua interessante mineralità. Ma “the secret of Sicilian wine, is the Sicilian sun”, un’espolsione di lampone per Il Frappato dell’Azienda servito fresco. A chiudere la “colazione del sommelier” il Cerasuolo di Vittoria (blend di Nero D’Avola 60% e Frappato 40%), unica DOCG della Sicilia. Complesso il bouquet con ammalianti note di pepe nero e cioccolato con una vaniglia che ritorna costante ed ottima persistenza ci parlano di un vino che ha davanti a sé una lunga evoluzione.
Un vino naturale, un vino “umano”, quello di Arianna Occhipinti, titolare dell’Azienda che segna le sue origini poco più di 10 anni fa. Una donna siciliana, forte e determinata a raggiungere i propri obiettivi e che mira alla valorizzazione della “rusticità” delle sue terre, così diverse già a pochi metri di distanza. Un’Azienda che si identifica con una donna che trasla la propria identità ai suoi vini, mai morbidi (non effettuano la f. malolattica) ma sempre pieni di personalità ed energia, a tratti ruvidi, forse, ma che, piaccia o meno, vanno ad inquadrarsi in una specifica filosofia aziendale. La sua storia nasce con l’acquisto del primo ettaro a Fossa di Lupo, una terra costeggiata dalla strada provinciale SP68, la strada che segna l’inizio di quello che sarebbe poi diventato il suo “modus vivendi ed operandi”. L’SP68 Bianco (Moscato 60%, Albanello 40%) è un “vino di carattere” sottoposto a 12-15 giorni di macerazione sulle bucce, sapido ed aromatico, l’SP68 Rosso (Frappato 70%, Nero D’Avola 30%) un vino di giovane piacevolezza, il Frappato, il “vino di Arianna”, “consapevole ed umile”, il Siccagno (Nero D’Avola in purezza) il vino che racconta la Sicilia, Grotte Alte (Nero D’Avola 50%, Frappato 50%), il top di gamma. Tutti vini che malgrado i profondi accorgimenti in vigna non sono sottoposti a particolari interventi in cantina.
Il Pranzo presso il ristorante stellato “La Fenice” di Ragusa ha preparato il palato alla suadenza del Cioccolato di Modica, “Barocco come la sua Città”. Antichissime le origini: XIII – XIV secolo, Antico Messico – popolo Azteco. Furono, poi, Hermes Cortes e gli spagnoli a far arrivare a Modica i primi semi di cacao intorno al 1519. Il cioccolato inizialmente noto per le sue proprietà nutraceutiche, ha effettivamente, anche oggi, qualità benefiche che lo differenziano dal “tradizionale cioccolato”: la sua lavorazione a bassa temperatura (max 40°) fa sì che restino inalterate le sue proprietà organolettiche. Questo, poi, è anche il motivo per il quale il Cioccolato di Modica si presenta ad uno stato quasi grezzo, in cui sono ben visibili e tangibili i granuli di zuccheri. La visita del laboratorio presso l’Antica Dolceria Rizza di Modica ci ha reso protagonisti di un attento processo di produzione del Cioccolato che step by step durante gli interessantissimi passaggi ci ha inebriato di quei tradizionali, ammalianti e seducenti aromi, in una vera e propria “sinfonia”, così come i Cigni di Bellini, praline di Cioccolato ideate dalla Dolceria, a testimonianza di una storia che dura da 70 anni, la Storia della Famiglia Rizza di Modica.
I vini etnei ci sono stati raccontati da Antonio Benanti, l’uomo-azienda di casa Benanti, vini di medio corpo, con colori scarichi (a causa delle escursioni termiche) leggeri, con importante sapidità (dovuta al terreno vulcanico), freschezza ed acidità, longevi e di ottima eleganza. Vini che si differenziano notevolmente dal resto della Sicilia, in quanto caratterizzati da uve, suole e clima diversi, capaci di variare in maniera considerevole per la presenza di ben 70 tipi di suoli vulcanici, inclinazione dei raggi del sole, piovosità e venti che percorrendo pochi metri in vigna danno luogo alla produzione di vini molto differenti fra loro. Una DOC, quella dell’Etna, nata nel ‘68 e che si distingue per una produzione di bianchi nella zona est-sud ovest e di rossi a sud ovest – nord ad appena 100 km di distanza e che, ad oggi racchiude 136 etichette, occupando il 4%-5% dell’intera produzione enologica siciliana con circa 3000000 di bottiglie ed appena 1100 ha. 60000 le bottiglie prodotte da Benanti. Una viticoltura eroica, quindi, quella delle aziende etnee e di Benanti con vigneti in forte pendenza che dettano una vendemmia manuale. Un excursus storico della famiglia Benanti ed un viaggio sensoriale in vigna ci hanno preparato alle degustazioni dei vini dell’Azienda, che segna nel 1990 la data della prima annata di produzione.
L’Etna Bianco DOC, un Carricante in purezza, ha aperto le danze della degustazione con gradevolissime note verdi, e fra tutte di finocchietto selvatico, e lunga persistenza. Seguono il Nerello Cappuccio ed il Nerello Mascalese “un bianco vestito di rosso” il primo con una scarsa presenza di tannino, importanti note di cacao e caffè amaro ed un tannino maggiormente presente per il secondo. Rovittello, (Nerello Mascalese 85%-90%, Nerello Cappuccio 10%-15%) e Serra della Contessa (Nerello Mascalese 80%-85%, Nerello Cappuccio 15%-20%) chiudono la degustazione dei vini di eccelsa qualità ed eleganza dell’Azienda di Viagrande (CT).
Calamitati dai vini dell’Etna, la 9° Montagna d’Europa, ci siamo indirizzati alla volta delle Cantine Nicosia. Ci troviamo a Trecastagni (CT), dove ai piedi di uno dei crateri spenti alla base del vulcano Etna, sorgono gli antichi vigneti di Monte Gorna. Una produzione di vini da uve Carricante per i bianchi e Nerello Mascalese per i rossi caratterizzano la produzione dell’Azienda alla sua quinta generazione. Un’Azienda dinamica con un occhio sempre rivolto al rispetto della tradizione ed un team di giovanissimi sono i punti cardine della filosofia aziendale. Un pranzo ad hoc a tema con la tradizione culinaria siciliana nell’accogliente Osteria di Cantine Nicosia ha accompagnato la degustazione dei vini. Sosta Tre Santi, Etna Brut Metodo Classico, un interessantissimo nerello mascalese vinificato in bianco, ha stuzzicato il nostro palato per l’autenticità e franchezza del territorio etneo. Caratteristico il bouquet riconducibile addirittura a quello di alcuni Champagne. Delicato e fruttato il bouquet che caratterizza il Fondo Filara Etna Bianco, blend di Carricante (60%) e Cataratto (40%). Setoso e di bella morbidezza in bocca con una bella freschezza che ritorna protagonista sul finale. Sosta Tre Santi, Carricante Brut Metodo Classico si distingue, invece, per l’eleganza dei profumi e per la sua grande freschezza. A seguire Fondo Filara Etna Rosso (Nerello Mascalese 80%, Nerello Cappuccio 20%), mineralità e complessità in pieno stile etneo e Sosta Tre Santi Nero D’Avola (Nero D’Avola 85%, Sirah 15%), vellutato, seducente e di lunga persistenza. Una particolarità della linea Sosta Tre Santi: “il nome è un tributo a Trecastagni, antico borgo dove sorge la casa vinicola, e ai suoi santi protettori Alfio, Cirino e Filadelfo, che nel loro viaggio verso il martirio fecero sosta nella cittadina dove ancor oggi viene loro riservata una grande devozione”.
Ed eccoci giunti nella ridente e rigogliosa Taormina, per il 51° Congresso Nazionale AIS. Una Taormina capitale della sommelierie che ha accolto per l’occasione le delegazioni provenienti da tutta Italia. Tutte con l’obiettivo di esserci e segnare la propria presenza, per prender parte ai lavori congressuali ed alle degustazioni e non solo. Per incontrare colleghi sulla carta ed amici nella realtà, per poter dire “io c’ero” all’Evento più importante e rappresentativo dell’anno per la nostra Associazione che si è tenuto al San Domenico Palace. Per assistere alla suggestiva finale, della Sala degli Specchi, che ha proclamato il miglior sommelier d’Italia 2017, Roberto Anesi (Delegato Val di Fossa AIS Trentino), al cospetto di una selezionata giuria a cui ha preso parte, in rappresentanza della Puglia, il dottor Giuseppe Baldassare.
E poi ancora tante le emozioni, tante le degustazioni, il desiderio di scoprire storie e racconti a noi sconosciuti, respirare la Sicilia, in una lotta contro il tempo pur di lasciarsi sedurre dall’imponenza del Duomo di San Giorgio, a Modica, dalla voglia di vivere una Catania frizzante, una Taormina magica e seducente. E perché no, assaggiare le tipicità culinarie del territorio, perché, come sempre, per noi sommelier, in una ricerca costante del gusto, il fine ultimo è sempre quello di rendere quanto più piacevole ed armonico l’abbinamento cibo-vino, che sia consumato in un ristorante stellato o fra i vicoli di una città, ma che sia quanto più atto a conquistare il nostro palato. Il tutto condito dalla Convivialità che solo questo mondo può dare.
Un ringraziamento a chi ci ha fatto respirare il calore della Sicilia, con le sue storie e le sue tradizioni, una Sicilia con un cuore pulsante e pervaso di passione, determinato ed autentico, amante della semplicità ma proteso verso una continua e costante “ricerca del bello”. Un ringraziamento sentito, quindi, a Giuseppe Bonaventura, Delegato AIS Ragusa, Giovanni Carbone di Valle dell’Acate, Arianna Occhipinti, Peppe Rizza, Antonio Benanti, Santi Natola di Cantine Nicosia per averci accolto nella loro Sicilia.
Questi sono i Viaggi targati AIS Murgia!
Grazie a tutti per aver fatto la differenza.
Simona Maggio | Ufficio Stampa AIS Murgia