Lo scorso 10 Novembre 2017, presso la Sala Ricevimenti Cortenova a Casamassima (BA), la Delegazione AIS Murgia ha presentato la seconda edizione dell’appuntamento enoico dedicato ai Tannini.
Il tratto distintivo della serata è stato la ricerca delle durezze caratterizzanti vini, che attraverso una forte territorialità, hanno dato una panoramica di molte regioni italiane, da Sud a Nord, virando anche attraverso un vino d’oltralpe. Vini dal forte impatto visivo, capaci di suscitare profonde emozioni già partendo dalla tessitura del colore, per aprirsi in importanti effetti olfattivi, preludio sempre di un sorso di grande energia.
L’evento, per la sua unicità, ha richiamato l’attenzione di appassionati e sommelier da molte delle province della Puglia, riempendo la sala di una platea davvero numerosa. La serata è stata introdotta dal moderatore Vincenzo Carrasso, Delegato AIS Murgia responsabile della didattica regionale, e magistralmente guidata dal dott. Giuseppe Baldassarre, scrittore e membro nazionale commissione didattica, con interventi di Gianni De Gerolamo Vice Delegato AIS, che ha presentato una panoramica della Sicilia e delle caratteristiche delle sue produzioni, con particolari riferimenti ai territori dell’ Etna.
Sono stati proposti dieci vini capaci di dare una chiave di lettura dei tannini che potesse attestarsi tra struttura ed equilibrio, partendo dalla definizione di quello che in natura il tannino rappresenta: una sorta di forma di difesa del frutto, che allontana chi voglia mangiarlo. Nel vino, al contrario, si manifesta come elemento capace di dare piacere e partendo da questo concetto, la scala di degustazione è stata creata in modo tale da stuzzicare le papille gustative come in una sinfonia, partendo da toni piu leggeri, sino ad arrivare ai livelli piu alti, quella di tannini indomiti.
Il primo in degustazione un Rosso Calabria IGP Vitulia, 14,5 Vol % dell’azienda Chimento, 100 % Magliocco Dolce, un vitigno particolarissimo, in passato spesso confuso per assonanza col Gaglioppo. Dopo un certo periodo di declino, è stato rivalutato, ed ora sta conoscendo un periodo di recupero. L’azienda, nel comune di Bisignano, coltiva le sue viti a cordone speronato, ad un altitudine di quasi 600 metri, e dopo una vendemmia manuale e fermentazione in acciaio, completa la maturazione in Barrique.
Nel calice si presenta di un rosso rubino, meravigliosamente scintillante, di fattura perfetta, con tessitura elegante, mentre sul bordo evolve leggeremente su sfumature granate. Un forte richiamo agli antociani, riporta all’ imprinting del vitigno, che rimane totalmente preservato. Si lascia roteare con una certa solennità e al naso riporta un profilo elegante, quello che gli ha conferito l’altitudine, aprendosi con bei frutti rossi, marasca macerata e amarena. Fa poi capolino il floreale insieme a nuances balsamiche che conferiscono una gradevole freschezza. Elegante ed intenso si chiude con sentori di spezie dolci, anice stellato, vaniglia e rintocchi di legno di cedro. Il sorso è suadente e vellutato, rotondo, rimandando ad un’idea di mon cheri, mentre il tannino appare gustoso, discreto, elegante.
Il secondo Vino in degustazione, salendo nella scala della sinfonia dei tannini, è stato un Cirò Rosso Superiore DOC Colli del Mancuso Riserva 14,0 Vol% , Gaglioppo al 100%, del 2015. Questa volta è il versante ionico della Calabria a rappresentarne il territorio. Prodotto in gran parte da vecchi alberelli, sebbene l’azienda abbia anche nuovi impianti a cordone speronato orizzontale. I vitigni affondano in un terreno di natura calcareo argilloso, e la vinificazione ha sempre un passaggio in botte di 12 mesi.
Rispetto al precedente, questo vino, pur provenendo dalla stessa regione, si presenta con un profilo differente, ha toni piu smorzati, l’aspetto di un gentleman. Sul piano cromatico mostra bei toni di un granato trasparente, integro e con una scintillante avvolgenza nel bicchiere. La vicinanza al mare si avverte da subito, un naso iodato precede la frutta concentrata, una ciliegia che sfuma nella confettura, e poi l’amarena e la prugna. Al sorso, insieme a note salmastre ed aromaticità, troviamo la freschezza delle erbe mediterranee in un intreccio col frutto, seguito da note di tabacco. Questo è un vino destinato ad un ulteriore percorso di crescita, in cui il tannino del Gaglioppo guarda lontano, e mostra una gradevole sinergia con l’acidità , suonando da solista, e producendo un’astringenza che insieme alla balsamicità, conferisce le gradevoli sensazioni di freschezza che giungono dalla brezza marina.
Col terzo vino, ci si sposta in Sicilia, ed è la volta di un vitigno che soffre spesso di imitazioni e cattive interpretazioni, il Nero D’Avola. Qui siamo in presenza di una grande cantina, Baglio del Cristo di Campobello Lu Patri , con una importante interpretazione del vitigno, 100% Nero d’Avola Sicilia DOC, 14,0 % Vol. Le viti sono coltivate in collina ed il linguaggio di quest’azienda è decisamente di stile moderno, con allevamento a controspalliera e cordone speronato, e con l’utilizzo di barrique con legni diversi.
L’impatto visivo è sorprendente, una poesia di cromatismi che ricorda il velluto, rosso rubino con una leggera idea di granato. Luminosissimo e fitto nel colore, risulta spiazzante al naso, all’esordio si incontrano subito note salmastre ed erbe aromatiche, seguono l’amarena e la ciliegia con note di speziatura dolce. Al sorso, lo stile del Nero d’ Avola emerge e mostra un tannino delicato ed elegante, che lascia spazio all’ acidità, sebbene poi riescano a ricongiungersi e a ricomporsi in una giusta armonia. Compaiono i toni animali ed un’ eco di ciliegia e cioccolato per chiudersi con un finale di sorprendente freschezza.
È la volta dell’Etna Rosso DOC, Rovittello Cantina Benanti, ottenuto da Nerello Mascalese e Cappuccio, 13,5 Vol%. Siamo sulle pendici dell’ Etna, li dove il Nero d’Avola cede il passo al Nerello Mascalese e al Carricante, un territorio espressione di finezza, in cui determinanti sono i terreni vulcanici e l’altitudine, con circa 750 mt sul livello del mare, e le importanti escursioni termiche. Qui il filtrato proviene da piante ultracentenarie, alcune a piede franco, e dopo una lunga macerazione si ha il passaggio in legno, piccole botti dove vi rimane per oltre un anno.
Nel calice sfoggia subito una grande classe con il suo granato trasparente, con vaghi accenni a note aranciate. Un impatto visivo di grande bellezza che trova conferme al naso, con l’eleganza di un frutto sfuggente e gelatinoso di ciligia e marasca, ribes rosso ed arancia sanguinella, che sfuma in sembianze di rosa appassita. Un soffio salmastro e di mineralità lasciano il posto ad una speziatura di fondo, che si dissolve in un ricordo di china e rabarbaro. Un vino pieno di molte suggestioni anche nel sorso, e ritova le sensazioni olfattive in un gusto raro, in cui il tannino si espande a perdita d’occhio, si dilata a dismisura fondendosi con un’acidita elegante. Il finale giunge con una sottile sapidità e lascia il ricordo della magia di un grande tannino.
Il viaggio nella sinfonia musicale dei Tannini si espande e ci porta nelle terre del Trentino con un vino la cui origine sembra essere molto antica, il Lagrein. Il Vigna Costa Trentino DOC del 2015 con 13,0%Vol , è prodotto dalla Cantina Vivallis, una cantina sociale che mostra una grande disciplina nella conduzione, cosi come solo i tedeschi sanno fare.
Pur essendo un vino del Nord, uno dei suoi punti di forza è nel colore, e sfoggia cosi un rubino concentrato, luminoso, di grande tessitura. Al naso è un fluire di frutti di bosco intinti nel caffè, insieme a ritorni di violetta e resina su uno sfondo delicatamente speziato. Una eleganza olfattiva dai toni carezzevoli, che torna al palato, quando il vino si stende come velluto e i frutti di bosco piacevolmente riempiono il gusto. Qui, il tannino si fa sentire e si esprime con grande garbo e scandisce i toni eleganti e semplici di un vino che appassiona.
In questo tour tra i tannini si approda anche in Lombardia con Oltrepò Pavese DOC Le Fracce, Pinot Nero 100% con 13,5 Vol. Un’azienda che cura con grande perizia ogni fase della lavorazione partendo da basse rese 50q./h e proseguendo poi con la cura di ogni singolo dettaglio, dalla vendemmia manuale, sino a giungere alle ultime fasi, quando l’affinamento viene fatto in barrique “panache”, preparate con legni di rovere francese provenienti da tre foreste diverse, con 36 mesi di stagionatura all’aperto.
Da un punto di vista cromatico, è un vino che si attesta verso la dissolvenza con un granato che non disdegna qualche nota aranciata, soffusa, lieve ma nel contempo pieno di luminosità. Al naso subito si avverte la gentilezza tipica del Pinot Nero con sentori di frutta macerata nell’alcool insieme a scorze di agrumi. Intensa si avverte la balsamicità, e le essenze boschive vanno verso un finale che porta alle spezie orientali. In bocca si sprigionano note di rabarbaro e cola con sensazioni agrumate tra il dolce e l’amaro sino a giungere ad una vivida sensazione di freschezza. Il Tannino si fa strada sulla spinta dell ‘ acidità, che dopo un primo momento si ritira e lascia come unico protagonista il tannino in mezzo a sensazioni agrumate.
Tra i vitigni più rinomati per la sua accesa osticità e tannicità è il Tazzelenghe, qui in degustazione un Friuli Colli Orientali DOC con 13,5%Vol, prodotto dalla cantina Casella. Tuttavia, una lunga lavorazione e 24 mesi in barrique lo hanno reso meno scontroso e con una giusta ricchezza di antociani.
Il colore è ricco, rosso rubino, con una carica ancora giovanile, al naso è quasi voluttuoso con note di frutta rossa, amarena, prugna, mora di rovo e note di caffè, con cenni di una speziatura molto delicata, essenze boschive ed anice stellato. Invita all’assaggio ed il sorso è avvolgente con ritorni di frutta. Tra le sue vene, trova spazio un tannino corroborante, che dona freschezza e sa essere contenuto ed elegante, senza mai porsi in modo scontroso. Un sorso rinfrescante che si rivela in una certa sapidità.
Poderoso per personalità e struttura ora il tannino riporta verso il Sud, parliamo di Aglianico del Taburno Riserva DOC, Vigna Cataratte Fontanavecchia con ben 15,0% Vol. Questo Aglianico al 100% del 2009, ha attraversato una lunghissima maturazione ma il suo aspetto cromatico è sorprendente , luminoso, di un bel granato che appena vira verso l’ aranciato. Notevole la consistenza. Si apre con note terrose ma poi sullo sfondo compare il profumo di cotognata accompagnato da tabacco, cuoio, humus, foglie macerate, spezie sia dolci che pungenti. Un vino in cui gusto e olfatto si amalgamano ed al secondo assaggio prepotentemente il tannino si mostra in tutta la sua levatura, poderosissimo e con una trama invincibile. Non cede il passo a nessun’ altro elemento lasciando la bocca asciutta, in modo perfetto, da gran finale.
Ospite d’ onore della serata è un campione che viene dalla Francia, dai piedi dei Monti Pirenei, luogo che ricorda i Moschettieri, Chateau Montus con 80% Tannat e 20% Cabernet Sauvignon 14,0%Vol. Un vino pluripremiato che mostra subito la sua classe con la grande tenuta cromatica di un granato fittissimo, capace di risplendere come se il tempo si fosse fermato. La sua spina dorsale è data da acidità unita a tannicità. Al naso affiorano note animali, profumi di sottobosco e sentori terrosi insiema a corteccia d’albero, frutti macerati ed erbe officinali. La speziatura emerge insieme al frutto integro e alla prugna. Un insolito insieme di contrasti sorprende il palato, conferendo un’ idea di freschezza, lì dove il tannino è levigato a misura ed il suo carattere burbero viene domato, e diventa sprezzante e ben educato, così da lasciare spazio a sensazioni piacevoli di cioccolato fondente e speziatura, in un finale da emozione.
In chiusura è stato proposto uno Sfursat della Valtellina Nino Negri, un passito secco 100% Chavennasca, frutto di un’agricoltura eroica, attraverso terrazzamenti volti a cogliere ogni raggio di sole. Il suo aspetto non è quello di un passito, il suo è un nobile cromatismo da nebbiolo, di un bel granato luminoso con venature aranciate. Al naso appare snello, con note balsamiche che poi virano verso frutti rossi, tra cui amarena, ciliegia, prugna, arancia sanguinella macerata in alcool. Splendida chiusura con tostature. Il sorso si compone con un ventaglio ricco e fine, con note di rabarbaro e liquirizia, frutta rossa ed arancia candita. Al palato è avvolgente come velluto e la freschezza lascia il posto ad un tannino scolpito, intarsiato, gestito con equilibrio.
Vini dalla forte personalità, a cui si è pensato di abbinare un risotto dal gusto forte ma vellutato, il cui ingrediente principe è nella carne di cinghiale mentre una fonduta di caciocavallo podolico ha conferito cremosità ed omogeneità al gusto. Sono stati rifatti gli assaggi ed è stata ricreata l’emozione di questo incontro speciale con i tannini.
Simonetti Luigina
Sommelier